venerdì 5 dicembre 2008

Caos sul risparmio energetico

In fumo la detrazione del 55%
Retroattivo o non retroattivo? Il Governo fa dietrofront e assicura che nella conversione in legge, sarà cancellata la retroattività della norma che avrebbe imposto a chi ha già realizzato lavori di risparmio energetico, di presentare una domanda a gennaio con l'alto rischio di non vedersi riconosciuto lo sconto nella prossima dichiarazione dei redditi. Passata la tempesta resta comunque la batosta inflitta ai buoni propositi degli italiani intenzionati a investire sul risparmio energetico della propria casa. Dal 2009 chi cambierà gli infissi o installerà i pannelli solari sul tetto secondo il decreto anticrisi rischierà di perdere una grossa fetta delle detrazioni promesse. Il bonus fiscale del 55% previsto per gli interventi di risparmio energetico, infatti, non è più così certo. Tutt'altro. Se il Parlamento confermerà il contenuto del decreto legge, ottenere il bonus per la casa verde diventerà praticamente impossibile.

Che cosa cambia
Dall'anno prossimo chi investirà i propri risparmi nelle ristrutturazioni ecosostenibili, dovrà incrociare le dita, sperando che il bonus gli venga riconosciuto.

Sintetizzando la procedura (in realtà è più complessa), fino ad oggi inoltrando la domanda all'Enea si poteva godere dello sconto previsto del 55%: il bonus fiscale veniva restituito in tre rate annuali (da 3 a 10 anni, su scelta del contribuente). Con il decreto anticrisi la situazione è cambiata. Il contribuente ecologico deve compilare un modulo online predisposto dall'Agenzia delle Entrate e attendere 30 giorni: se entro questo periodo l'Agenzia non risponde significa che il contribuente potrà detrarre solo il 36% previsto per le ristrutturazioni edilizie entro un limite di spesa di 48.000 euro. Con quale criterio una richiesta viene accettata e un'altra no? Purtroppo sarà l'ordine cronologico d'arrivo lo spartiacque tra le domande accolte e quelle rifiutate: i fondi disponibili sono stati dimezzati e dunque varrà il principio "chi prima arriva meglio si accomoda". Non contate troppo però sulla vostra velocità. Considerando, infatti, che la presentazione deve essere fatta online, si può già prevedere che il giorno in cui si potrà partire con l'invio delle istanze telematiche, il sito andrà in tilt pochi istanti dopo la sua attivazione. Tutti, infatti, correranno a compilare il modulo per non perdere la detrazione. Senza dimenticare che sarà pressoché infattibile ottenere lo sconto per i contribuenti senza accesso a internet o poco esperti nell'uso.

Esempi in fumo
Ecco un esempio per capire meglio l'entità della perdita dei contribuenti. Nel 2009 avete pianificato i lavori nel vostro appartamento per un totale di 50mila euro? Se riuscirete ad essere tra i primi ad attingere ai fondi potreste recuperare il 55% della spesa (ovvero 27.500 euro). Con molte più probabilità vi toccherà solo il 36% (ovvero 17.280 euro).

Addio contribuenti virtuosi
Visto l'alta probabilità di rimanere a bocca asciutta, saranno tantissimi i contribuenti che dall'anno prossimo faranno una riflessione prima di rifare l'impianto di climatizzazione o sostituire gli infissi. Non essendoci più la certezza dello sgravio, chi avrà il coraggio di avventurarsi in un percorso più complesso e dai costi elevati (servono un attestato e la scheda tecnica) per poi ottenere lo stesso sconto previsto per le ristrutturazioni edilizie ordinarie?

Gli ecocontribuenti, dunque, diventeranno una rarità. E non solo. Con loro potrebbe scomparire una buona parte della filiera virtuosa (produttori, progettisti e installatori all'avanguardia), schiacciati dall'avanzata dei lavori in nero. Proprio in quest'ottica la questione fiscale non va sottovalutata: la violazione dello Statuto del Contribuente (riconosciuta dalla Cassazione come legge con forza di "disposizione di principio", cioè dal valore aggiunto rispetto alla legge ordinaria) crea un pericoloso precedente e potrebbe incentivare il ricorso al "nero" in un mercato purtroppo già caratterizzato da questa pessima abitudine.

I contraccolpi del decreto
Superato lo scoglio della retroattività, non si scioglie il nodo fondamentale della normativa. Le ripercussioni del colpo d'accetta sui fondi si rifletteranno sugli investimenti futuri per il risparmio energetico. Chiunque voglia sostenere delle spese dal 2009 e al 2010 per i lavori di risparmio dovrà essere consapevole di dover investire il proprio denaro senza la certezza di poter godere dell'agevolazione del 55%.

A rimetterci - in pratica - è l'ambiente. Il decreto anticrisi, infatti, va nella direzione opposta rispetto al protocollo di Kyoto e al pacchetto 20-20-20: il piano dell'Unione europea che prevede una riduzione entro il 2020 almeno del 20% delle emissioni di gas serra (rispetto ai livelli del 1990) e un aumento non inferiore al 20% delle quote di energie rinnovabili nel consumo totale di energia dell'Unione.

Ma non solo. I consumi legati al risparmio energetico non sono utili solo ai contribuenti e all'ambiente: chi ne beneficia è anche la produzione italiana. Nell'intera filiera dell'efficienza energetica (tecnici, progettisti, installatori) il made in Italy gioca un ruolo fondamentale. Il taglio sulla spesa pubblica implicherà anche un taglio nella produzione italiana.

La protesta è già iniziata: gli operatori del settore stanno scrivendo al Governo per fermare il provvedimento. Ci auguriamo che il Parlamento, prima di convertire in legge del decreto, faccia retromarcia ed eviti un sostanziale blocco delle ristrutturazioni edilizie per la riqualificazione energetica. Vi terremo aggiornati.

Da http://www.altroconsumo.it/


Ma come si fa a non vergognarsi?

mercoledì 3 dicembre 2008

L'ennesimo mossa nella direzione della preistoria..

..quando le decisioni vanno troppo spesso nella direzione sbagliata
..quando si vive di spot ma la si mette nel ***
Stavolta anche chi non ha la coscienza dell'ambiente risentirà di questa decisione.. se non altro lo farà il suo portafoglio..
Prossima tappa: abolizione del conto energia
A quando silvio??

mercoledì 26 novembre 2008

Preoccupazioni di un ottimista

Voglio riportare qui il commento di una persona che ho letto in un post di Beppe Grillo, ebbene non posso che condividere le preoccupazioni, i dubbi e la filosofia di vita di questa persona, sono veramente spaventato da questa società.. e pensare che sono anche un ottimista

"che dire è tutto così folle, a volte credo di vivere un incubo... siamo schiavi di un sistema che ormai ha nomi e cognomi e noi ancora a sottostare a questa follia. la psiche umana è così controllabile e loro ci sanno giocare benissimo. io a volte mi trovo a raschiare la speranza dal fondo del barile... io cerco di consumare il meno possibile, per combattere il sistema e per salvaguardare la madre terra, è così triste che gli uomini siano da tanto su questa terra, ne abbiano combinate di ogni per essere ancora a questo punto? come siamo primitivi, viviamo in una società primitiva. l'importante è avere la macchina giusta, il vestito griffato, la colazione al 'mulino'...se poi la terra morirà.., se persone muoiono... credo che la specie umana sia l'unica specie parassita di sè stessa, le cose importanti che farebbero crescere la nostra società sono lasciate all'ultimo posto, educazione, sanità, ambiente.
io lavoro in un asilo nido e quando i genitori si lamentano perchè il nido non è aperto di sabato o fino a sera tarda mi si accappona la pelle... nessuno mai l'ho sentito dire 'questo sistema ci stà uccidendo, troppe ore di lavoro, io voglio stare con la mia famiglia, è il sistema che non va.'
sono tutti così abbindolati e incatenati che quando loro figlio che stà al nido dalle 7.30 alle 18 e poi a casa fa i 'capricci'si domandano perchè.. e quando degli adolescenti danno fuoco a un 'barbone' si domandano perchè e l'importante è INCASSARE, FAR CIRCOLARE i soldi, PRODURRE, producete a costo della vita e consumate... sono sempre più schifata e delusa. io di vita ne ho una e se la vorrebbero succhiare loro a me non va, il valore della vita è andato a finire all'ultimo posto, torna in voga solo se si parla di aborto ed eutanasia, allora sì che la vita non può morire!"
ciao mara pesci 25.11.08 17:24

mercoledì 19 novembre 2008

Parola di Renato Dulbecco

Come se più di mezzo secolo di esplosione del progresso scientifico fosse passato invano. Chi vuole fare ricerca se ne va, oggi come ieri, per gli stessi motivi. Perché non c'è sbocco di carriere, perché non ci sono stipendi adeguati, né ci sono fondi per ricerche e le porte degli (ottimi) centri di ricerca sono sbarrate perché manca, oltre ai finanziamenti, l'organizzazione per accogliere nuovi gruppi e sviluppare nuove idee. Perché non esiste in Italia la cultura della scienza, intesa come tendenza all'innovazione che qui, negli Stati Uniti, è privilegiata in ogni senso ed è il motore del cambiamento.

domenica 9 novembre 2008

Il rispetto verso gli altri e le regole di convivenza civile

Io mi chiedo come sia possibile consentire a personalità importanti della vita pubblico politica di poter fare affermazioni basate sull'istigazione all'odio e alla violenza in questo modo senza creare scandalo e prime pagine su tutti i giornali e telegiornali.. Le anime buone , i predicatori della non violenza e tutti coloro (e mi auguro che siano sempre tanti) che comunque vorrebbero vivere in uno stato in cui le regole civili funzionino veramente e in cui il rispetto verso gli altri sia un valore vero, in questo momento sentono sempre più forti le fitte allo stomaco. Sempre peggio. Sempre peggio.

ROMA - Aveva iniziato consigliando l'uso di infiltrati nei cortei ed evocando le maniere forti da parte delle forza dell'ordine. Oggi Francesco Cossiga torna a dispensare suggerimenti, non richiesti, al capo della polizia Antonio Manganelli. E sono di nuovo parole destinate ad alimentare polemiche. "Serve una vittima e poi si potranno usare le maniere forti", dice. Considerazioni tutt'altro che condivise dal presidente della Camera, Gianfranco Fini: "Ci sono minoranze rumorose che poi ricorrono alle cinghie. Sono molto rumorose ma rimangono molto minoranze". Intanto il suo collega di partito e sindaco di Roma, Gianni Alemanno, critica il ministro dell'Istruzione: "La Gelmini si è mossa male". 

Cossiga: "Per il consenso serve la paura". Il ragionamento dell'ex presidente è affidato a una lettera aperta: "Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti". Per Cossiga, che pensa alle tensioni che hanno segnato le manifestazioni degli studenti di questi giorni, è stato "un grave errore strategico" reagire con "cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante". 

La "tattica cossighiana". In pratica si tratta di disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino". A questo punto, continua Cossiga, "l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita". 

"La gente deve odiare i manifestanti". Una situazione che farebbe crescere fra la gente "la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft, o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge". Tra i danneggiamenti invocati, Cossiga si augura che possano accadere alla sede dell'arcivecovo di Milano o a qualche sede della Caritas o di Pax Christi. 

I tempi dell'intervento. "Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti". 

venerdì 7 novembre 2008

Ma subito dopo..

Ma immediatamente dopo torna lo sconforto. Qui tutto come prima, niente di nuovo da segnalare.

10:50  Obama telefona a nove leader mondiali, ma non a BerlusconiIl presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama, ha telefonato a nove leader mondiali che lo avevano chiamato per congratularsi per il risultato del voto del 4 novembre. Obama, secondo fonti della transizione, ha chiamato per ringraziarli il presidente francese Nicolas Sarkozy, il messicano Felipe Calderon, il sudcoreano Lee Myung-bak e i premier australiano Kevin Rudd, canadese Harper, israeliano Ehud Olmert, giapponese Taro Aso, britannico Gordon Brown e la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Da Repubblica.it



mercoledì 5 novembre 2008

Speranza...


Oggi sono felice. Sono felice perchè avevo un profondo bisogno di speranza e quello che è successo oggi me ne ha data. Sono convinto che il messaggio di profondo cambiamento che arriva dalla, seppur con tutti i suoi difetti, più gende democrazia del mondo sia un vero segnale di svolta. Voglio crederci e spero che molti come me facciano altrettanto. E allora forza Obama facci vedere che veramente "change we can"!

venerdì 31 ottobre 2008

Di problemi e di risposte

Qualche volta ai problemi..


"La recessione mondiale appena iniziata - aggiunge il direttore scientifico del Wwf Italia, Gianfranco Bologna - allenterà sicuramente la pressione umana sul Pianeta, ma noi ci auguriamo atteggiamenti innovativi basati sull'apprendimento piuttosto che sulla costrizione, soluzioni adottate sulla scia della presa di coscienza piuttosto che sullo shock. Siamo convinti che uno sviluppo sostenibile sia possibile, ma il vero problema è che dobbiamo confrontarci con interlocutori che mancano completamente di conoscenze scientifiche: giuristi e avvocati divorano il campo politico con una cultura del bla-bla che emargina la cultura ecologica, che pure ha in Italia punte di eccellenza assoluta"

..QUALCUNO s'impegna a dare delle risposte..


Mi auguro caldamente che ci si fermi tutti a fare un esame di coscienza..

Di logge, di ritorni, di apparazioni, di governo, di gente

http://www.corriere.it/politica/08_ottobre_31/gelli_tv_venerabile_6d6aeeec-a725-11dd-90c5-00144f02aabc.shtml



giovedì 30 ottobre 2008

Vorrei tornare a parlare di ambiente

Qui si dovrebbe parlare di ambiente ma qua la situazione sta andando al tracollo... e quello che mi spaventa sempre più è che molta gente sembra gradire.. dirò la verità, io sono un pò spaventato.. ormai si dichiarano apertamente gli intenti..

"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno (...) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì"
Presidente emerito on. Francesco Cossiga

martedì 28 ottobre 2008

Grazie Politecnico

Tra un mese e mezzo si concluderà la mia esperienza formativa universitaria presso il Politecnico di Milano. Devo proprio ammettere che questa è stata qualcosa di più un'esperienza positiva. Sono stati anni in cui sono cresciuto come persona, anche grazie a coloro che via via mi hanno accompagnato lungo questo cammino e grazie all'università stessa. Sono stati tangibili di anno in anno i miglioramenti alla didattica ed ai servizi forniti dall'università, tra gli altri ricordo per esempio la diffusione della rete wireless in tutti gli edifici dell'ateneo. Come me, diverse altre migliaia di ragazzi sarebbero sicuramente pronti a sottoscrivere quanto dico. Ebbene anche una delle realtà d'eccellenza del mondo formativo come il Politecnico di Milano che può vantare un confronto diretto con le migliori università internazionali verrà travolto dai tagli previsti dalla 133/08 andando a ledere il suo prestigio e la qualità della sua offerta formativa, lavorativa, di ricerca. Proprio qui ho imparato a fare l'ingegnere e a seguire il semplice credo che per fare una cosa fatta bene bisogna seguire pochi semplici passi: inquadramento del problema, ricognizione preventiva della situazione, monitoraggio, intervento mirato laddove individuato nei punti precedenti, monitoraggio e confronto dei risultati dell'intervento. Va da se che sarebbe stato un sogno aspettarsi anche solo qualcosa di simile dal mondo politico (e i tecnici che coadiuvano??), ma forse così è veramente troppo.
Oggi mi è arrivata una mail dal mio rettore (il capo degli ingegneri), la riporto di seguito. Credo valga la pena di fermarsi 10 minuti a leggerla.

Cari Allieve e Allievi del Politecnico di Milano,

 

In questi giorni ho ricevuto molti messaggi da parte Vostra.

In essi vi sono domande volte a cercare di comprendere meglio la attuale situazione, sono espresse preoccupazioni per il futuro di Voi giovani e del nostro Ateneo.

Siamo tanti, più di 2.500 fra docenti, tecnici e amministrativi, quasi 40.000 gli allievi: non possiamo certo riunirci tutti.

Userò quindi il web per mettere a Vostra disposizione quello che so e che ho imparato in questi anni, presentandovi soprattutto i punti che non sempre appaiono chiari nel confuso dibattito che i media ci presentano. Cercherò di individuare i vostri dubbi e di rispondere alle vostre domande. Presenterò le mie opinioni e il percorso che stiamo intraprendendo, terminerò con alcune conclusioni.

 

I decreti Gelmini

Sulla stampa, in molti striscioni, nelle manifestazioni si richiamano due realtà completamente diverse: la proposta del Ministro Gelmini sulla Scuola elementare e la legge 133/08 relativa al contenimento della spesa pubblica, il cui testo ricalca le proposte del Ministro Tremonti.

Vi intratterrò soltanto sulla seconda che riguarda anche le Università.

La legge 133/08 sul contenimento della spesa riguarda tutte le amministrazioni pubbliche, dai Ministeri alle Regioni, dai Comuni alla Polizia, dalle Università a tutte gli innumerevoli enti che sono prevalentemente finanziati dallo Stato.

Le riduzioni previste sono indistinte e colpiscono indiscriminatamente, senza considerare le differenze di funzioni, compiti e risultati delle varie tipologie di amministrazioni.

Per quanto è relativo alle Università statali come la nostra, le due conseguenze più rilevanti di questa legge approvata prima dell'Agosto 2008 sono le seguenti:

    • una riduzione del finanziamento statale al sistema universitario (FFO = Fondo di Finanziamento Ordinario) a partire dal bilancio 2010 (quindi dal 1 gennaio 2010);
    • la drastica riduzione del turn over (ogni 10 persone che vanno in pensione, ne possono entrare soltanto 2 fino al 2012 e poi 5 dal 2013)
    • la possibilità di trasformare le università in Fondazioni di diritto privato.  

 

Il Finanziamento statale del sistema universitario

Ogni anno la Finanziaria stabilisce l'ammontare del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), cioè i soldi che vanno al Sistema Universitario statale. Questa somma è a disposizione del Ministero che la ridistribuisce fra i differenti Atenei. La somma è cresciuta dal 1995 al 2005 ed è praticamente stazionaria da tre anni. Vale oggi circa 7 Miliardi di euro. La legge prevede una riduzione di circa il 20% in tre anni di tale somma senza considerare che, nel nostro Paese, il finanziamento alle Università è fra i più bassi di Europa. (Basta guardare i dati dell'OCSE).

Bisogna combattere affinché tale riduzione non avvenga: ciò è reso difficile non solo dalla situazione economica mondiale che sta peggiorando di giorno in giorno, ma anche dalla disuniformità e dalla credibilità attuale del sistema universitario.

Vi sono Atenei che hanno utilizzato bene la loro autonomia ed altri meno bene.

Vi sono Atenei che hanno investito per migliorare i servizi agli studenti e le infrastrutture di ricerca, altri hanno soltanto assunto persone, talvolta calpestando il merito di altre.

Ma non si può fare di tutta l'erba un fascio, altrimenti si finisce col dire che nulla funziona.

 

Gli effetti del taglio di finanziamento possono essere ricondotti a due tipologie differenti.

La prima riguarda quegli Atenei che hanno esagerato nelle assunzioni di personale ed oggi hanno un costo del personale che praticamente mangia tutta la loro dotazione statale (forse avete sentito dire che il rapporto fra spese di personale e FFO di ogni Ateneo non dovrebbe superare il 90%, che vi sono Atenei che hanno superato tale rapporto, che con gli adeguamenti stipendiali questo rapporto continuerà ad aumentare). Questi Atenei, se la legge venisse mantenuta inalterata, sono destinati,  chi subito, chi fra due - tre anni a fallire perchè non saranno più in grado di pagare i loro dipendenti.

La seconda riguarda quegli Atenei, come il nostro, che, pur avendo aumentato negli anni il loro personale docente, tecnico e amministrativo, sono stati attenti a non caricarsi da impegni di spesa troppo onerosi (il Politecnico di Milano ha spese fisse di personale pari al 67% di FFO a fronte di una media nazionale dell'86%) ed hanno utilizzato la differenza per investimenti in attrezzature, infrastrutture, creazione e miglioramenti dei servizi offerti. Di fronte a un taglio di finanziamento statale, questi Atenei non sono condannati al fallimento, ma  dovranno ridurre spese e servizi. Chi, come noi, ha già fatto ogni tipo di razionalizzazione e di economia, dovrà cercare, in tutti i modi possibili, di mantenere la qualità di tutti quei servizi che vi fanno apprezzare il nostro Ateneo.

Io confido che, a meno di cataclismi economici, il Governo dovrà rivedere le sue decisioni, almeno nei riguardi di quegli Atenei che hanno dimostrato di saper bene gestire le risorse loro assegnate.

Se insisterà nella sua decisione, vorrà dire che il Governo desidera uccidere le nostre università, portando il nostro Paese a diventare vassallo di altre Nazioni, in particolare di quelle che molto stanno investendo in formazione e ricerca.

 

La riduzione del turn over

La riduzione imposta dalla legge per il turn over nasce forse da un ragionamento meramente economico, ma non considera le conseguenze che sono devastanti per tutti.

Il ragionamento è il seguente: riduciamo le persone, così riduciamo il costo degli stipendi e quindi compensiamo con tale riduzione il minor finanziamento. A supporto di tale ragionamento si portano i difetti del sistema: modalità di reclutamento non sempre irreprensibili,  proliferazione di corsi di laurea istituiti per soddisfare più gli interessi dei docenti che le necessità formative degli allievi, scarsa presenza dei docenti negli Atenei, incapacità di auto governarsi correttamente, autoreferenzialità e mancanza di valutazione dei risultati. In fondo si è contribuito a creare uno slogan che purtroppo sta attecchendo nella opinione pubblica: le amministrazioni pubbliche sono costose e inefficienti, l'università è una amministrazione pubblica, quindi la università è inefficiente e sprecona.

E' un ragionamento che combatto da 5 anni e che non è facile da contestare perché l'opinione pubblica è sempre più attenta agli aspetti negativi che le vengono presentati che a quelli positivi. Basta una truffa a un test di medicina in un Ateneo per dire che tutti gli Atenei stanno truffando, basta una assunzione chiacchierata per dire che tutti i concorsi universitari sono truccati, basta dire che una università ha scoperto un buco nel suo bilancio per dire che il sistema delle università pubbliche è fallito.

Il gusto della generalizzazione purtroppo ormai caratterizza tutti, molti si accontentano di soli slogan, pochi amano ancora conoscere prima di parlare.

La legge è devastante perché colpisce tutti indiscriminatamente e ingiustamente. Chi ha limitato il numero di assunzioni, chi ha fatto una programmazione attenta dei ricambi generazionali viene colpito irrimediabilmente.

La legge colpisce drammaticamente tutti i giovani che oggi collaborano a vario titolo con i docenti (dottorandi, post doc, assegnisti di ricerca) e che contavano un giorno non troppo lontano di entrare in una posizione stabile in università.

In definitiva si deve combattere per modificare la decisione legislativa perché è profondamente ingiusta, perché taglia le gambe al ricambio generazionale, perché colpisce le aspettative dei giovani, perché va esattamente nel senso contrario al riconoscimento del merito, perché indebolisce in modo irreversibile l'università che, senza l'immissione di giovani, diventerà vecchia e obsoleta nel giro di pochi anni.

 

La possibilità di trasformare le università in Fondazioni 

E' stato detto in molti interventi che l'articolo di legge che consente alle università statali di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato e non dice come e con la partecipazione di chi, che è talmente vago da essere non attuabile, che, con esso, si annuncia un cambiamento di strategia da parte del Governo nei riguardi del sistema della formazione e della ricerca italiano.

Vediamo di ragionarci un attimo. Un Ateneo potrebbe trasformarsi in fondazione se, accanto allo Stato, intervenissero dei partners privati disposti a sostenere economicamente l'Ateneo.

L'On. Mauro, vice presidente del Parlamento europeo, si è chiesto recentemente in un convegno: dove si può trovare un imprenditore così pazzo da caricarsi l'onere di contribuire finanziariamente alle spese correnti di un Ateneo o di una Scuola che, per definizione, non sono in grado di restituire utili? Quale privato può investire a fondo perduto?

Si potrebbe pensare a una Fondazione che veda Stato, Regione, Provincia, Comune insieme a Fondazione Bancarie e Associazioni varie. Ci si dimentica che è necessario una quota di contribuzione privata maggiore del 50% per rendere "privata" una fondazione e quindi per renderla indipendente dalle regole imposte dal contenimento della spesa pubblica (i famosi parametri di Maastricht).

E' oggi impensabile che le Fondazioni bancarie si sostituiscano in larga misura allo Stato per finanziare annualmente  il sistema della formazione e della ricerca e quindi gli Atenei.

Non vi sono altre alternative: in tutto il mondo le Università funzionano perché ricevono il loro prevalente fabbisogno finanziario o dalla Collettività Sociale o dalla contribuzione diretta degli Allievi. Nel primo caso l'Università si caratterizza come pubblica, nel secondo come privata (in Italia la prima è denominata statale, la seconda non statale).

Il primo modello considera prevalente il vantaggio di avere formazione e ricerca a servizio della competitività della intera Comunità sociale. Il secondo modello considera prevalente il vantaggio del singolo (allievo o impresa) che riceve la possibilità di incrementare la propria competitività personale.

In Europa è sicuramente prevalente il primo modello tanto che la quasi totalità di studenti universitari frequentano università pubbliche (in Italia sono oggi il 94%).

 

Cosa fare

Resta un anno per cercare di rovesciare la situazione e certamente non si possono aspettare gli ultimi mesi del 2009 per riuscirvi. D'altra parte è evidente che azioni non coordinate non possono che essere inutili e controproducenti.

Credo che ognuno, prima di partecipare ad una qualsiasi iniziativa, dovrebbe ragionare non in base ai propri sentimenti, bensì valutando razionalmente le possibili conseguenze.

Mi spiego con un esempio: le attuali manifestazioni spontanee  possono essere considerate esaltanti da chi vi partecipa per il loro forte impatto mediatico, ma il monitoraggio delle loro conseguenze sembra dimostrare che nella opinione pubblica sta crescendo il fastidio e quindi il rafforzamento delle posizioni più contrarie alla nostra università. Ciò rende ancora meno condiviso dalla maggioranza dell'opinione pubblica il tentativo di mitigare gli effetti della legge e di mantenere pubblico il nostro sistema universitario. Rende invece più condiviso qualsiasi atto teso a penalizzare i nostri Atenei.

Quello che bisogna fare subito, tutti insieme, riguarda soprattutto la politica interna degli Atenei. E' quanto mai necessario che ogni Ateneo risponda, il più rapidamente possibile, alle critiche che vengono mosse in modo generalizzato, o per dimostrare di esserne esente o per modificare i propri comportamenti.

Quali sono queste critiche?

a)      Le Università sono accusate di aver prolificato i corsi di laurea e gli insegnamenti per favorire i desideri dei docenti. Si deve rimodulare la didattica in modo da erogarla sempre più all'insegna del principio della effettiva centralità della formazione dell'allievo e delle sue concrete possibilità di trovare sbocchi lavorativi soddisfacenti.

b)      Le Università sono accusate di dissipare tempo e soldi in una ricerca inutile e costosa che serve soltanto alla carriera accademica di chi la produce. Si deve  promuovere una ricerca sempre più al servizio della competitività internazionale del  nostro Paese e quindi ci si deve battere affinché il Governo promuova il riconoscimento della qualità e del merito a seguito di valutazioni attendibili, analoghe a quelle ormai abituali  in molti paesi europei.

c)      Le Università sono accusate di seguire processi poco trasparenti nel reclutamento dei giovani e nell'avanzamento di carriera dei docenti. Si deve promuovere un sistema di valutazione che porti a una qualità certificata da parametri obiettivi e procedure innovative nel reclutamento dei docenti e dell'inserimento dei giovani.

d)      Le Università sono accusate di aver prolificato a dismisura le loro sedi didattiche. Si deve promuovere una revisione della distribuzione a livello regionale o macroregionale della propria offerta formativa e della ricerca nell'interesse dei territori, anche sviluppando interazioni ed integrazioni forti tra Atenei in un'ottica di complementarietà;

e)      Le Università sono accusate di avere una visione corporativa nelle proprie modalità di governo. Bisogna testimoniare l'impegno di modificare il proprio assetto di governance interno per evitare derive autoreferenziali attraverso una netta separazione tra funzioni di indirizzo delle attività didattiche e scientifiche, e responsabilità di gestione delle risorse;

f)        Le Università sono accusate di non riuscire a verificare l'impegno dei propri docenti nella didattica e nella ricerca. Ci deve attivare per garantire sempre di più il rispetto di un codice etico di comportamento, anche misurando la produttività dei propri docenti

 

Allora cosa fare verso l'esterno?

Bisogna combattere per convincere tutti gli Atenei ad attivarsi in queste direzioni. Bisogna combattere perché alcuni imbocchino questa strada fin da subito, nella speranza di essere di esempio per gli altri. Bisogna mettersi in discussione di fronte al Paese all'insegna della trasparenza e dell'obiettività. Bisogna essere disponibili a confrontarsi con esperti del Ministero dell'Economia e delle Finanze sui propri bilanci e sui criteri di gestione adottati, superando ogni forma di autoreferenzialità.

Come vedete bisogna imboccare una strada stretta, difficile e in salita che richiede l'impegno di tutti e soprattutto il rispetto delle Istituzioni di appartenenza.

Il Politecnico di Milano, insieme ad altri Atenei, può già dimostrare di essere esente da molte delle critiche che vi ho sopra riportato e di aver già preso la decisione di attuare processi che gli consentano ulteriori miglioramenti.

Noi, Rettori di questi Atenei, abbiamo il compito di combattere su diversi tavoli per fare in modo che il Governo possa riconoscere la utilità di queste azioni, per convincerlo a stipulare un "patto di stabilità", cioè un accordo di programma individualizzato Ateneo per Ateneo, che accordi un finanziamento dignitoso a fronte di precisi obiettivi da raggiungere nella didattica, nella ricerca, nella gestione.

 

Conclusioni

Insieme ad altri Rettori sto combattendo in tutte le direzioni che Vi ho delineato, ho bisogno dell'appoggio di tutti e soprattutto di Voi allievi.

Se dovessero arrivare dal Governo segnali precisi di non disponibilità alla discussione sulla base delle linee che Vi ho indicato, allora sarà chiara la sua volontà di penalizzare anche gli Atenei più aperti al cambiamento ed i loro Rettori saranno costretti ad assumere tutte le iniziative necessarie per evitare la catastrofe dell'intero sistema universitario pubblico del Paese.

Non possiamo perdere la battaglia volta a migliorare la competitività internazionale del nostro Paese, competitività necessaria per assicurare un futuro a tutti Voi.

 

Resto a Vostra disposizione per approfondire i temi che più Vi interessano, per confrontarmi con Voi, convinto che soltanto attraverso il dialogo possiamo costruire un futuro sempre migliore del nostro Ateneo. 

Giulio Ballio

 Rettore

sabato 25 ottobre 2008

scuola, università e...privatizzazione.

Un saluto ai lettori di questo blog. Di seguito riporto due discorsi di Calamandrei, purtroppo estremamente e drammaticamente attuali (sono stati pronunciati 58 anni fa).

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.

Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

(in Scuola Democratica, 20 marzo 1950.)


"Cari colleghi, noi siamo qui insegnanti di tutti gli ordini di scuole, dalle elementari alle università [...]. Siamo qui riuniti in questo convegno che si intitola alla Difesa della scuola. Perchè difendiamo la scuola? [...] Difendiamo la scuola democratica: la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perchè questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà [...]. La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola "l'ordinamento dello Stato", sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l'organismo costituzionale e l'organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue.[...] A questo serve la democrazia, permette ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità (applausi). Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perchè solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali. [...]"

(Tratto dal discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN), Roma 11 febbraio 1950.)

venerdì 24 ottobre 2008

Adriano Celentano

E ancora una volta quest'uomo così saggio esprime un pensiero che condivido più che a pieno:
"Bisogna rivalutare la figura del contadino, perché è da lui che si ripartirà per superare la crisi che sta affliggendo tutto il mondo. Ma non so se si capirà che questo è l'unico modo"

O.T. La mia università

Questo è veramente un articolo fantastico. Sono riusciti a tirar fuori quali sono i veri motivi della protesta in modo chiaro e pulito. Vale proprio la pena di fermarsi 10 minuti a leggerlo. Mi spiace solo che qualcuno al solito possa dire ' a ma viene dal giornale di quel comunista di Scalfari'.. ma tant'è..


Ne esce a un certo punto una riflessione piuttosto preoccupante da parte di una persona piuttosto competente. Eccola:

"Fernando Ferroni, professore di fisica delle particelle elementari, presidente dell'istituto nazionale di fisica nucleare, uno degli scienziati che ha collaborato all'accensione dell'Lhc al Cern di Ginevra, è solidale ma pessimista sulle sorti dell'Onda: "Hanno ragione da vendere ma il clima culturale è il peggiore possibile. Non c'è sensibilità per questioni complesse come la formazione, la ricerca. Il governo fa discorsi primitivi, insensati ma efficaci. L'opposizione ne sa poco o nulla. Non ha capito la portata del disegno. Qui stanno dismettendo l'istruzione pubblica, un pezzo per volta. E' una cosa mai successa in nessuna parte del mondo civile. Negli Stati Uniti, il paese più malato di iper capitalismo, l'università pubblica rimane ancora fortissima. Uno studente di Fisica può scegliere di pagare quattromila dollari a Berkeley o quarantamila a Stanford, ma la qualità è la stessa, alla fine si spartiscono lo stesso numero di premi Nobel. Per non parlare dell'Europa. Qui invece fra pochi anni l'istruzione pubblica, di questo passo, sarà relegata alla marginalità, alla serie B, a quelli che non possono permettersi di meglio. Il tema è enorme, tocca l'essenza dei diritti di cittadinanza, ma temo che non passerà. Criminalizzeranno la protesta, faranno scoppiare qualche incidente, e i media andranno dietro l'onda, l'altra, quella del potere. Bisognerebbe bucare questo muro di conformismo, ma come?""

giovedì 23 ottobre 2008

O.T. Quello che pensa Nature...

Ecco il pensiero di una delle più grandi riviste scientifiche internazionali a proposito delle politiche intraprese dal governo in materia di ricerca ed università:

http://www.nature.com/nature/journal/v455/n7215/full/455835b.html

Ecco l'articolo tradotto:

http://italiadallestero.info/archives/1379

lunedì 20 ottobre 2008

Quando ci si vergonga


Forse lottare per i propri obiettivi che in questo caso poi sono quelli di tutti, anche se molti dei tutti non se ne accorgono, può diventare a volte una missione impossibile. Quando la cecità, l'avarizia,l'interesse immediato, il proprio interesse immediato, l'egoismo (anche rispetto i propri figli), la totale mancanza di lungimiranza e innovazione, nonchè la vecchiaia (che forse da al cervello..) prevalgono in chi ti dovrebbe aiutare in un già di per se difficile cammino risulta poi praticamente impossibile restare in piedi. E allora molti poi si trovano costretti a mollare portando con se tutta quella quota di benefici che avrebbero prodotto.
Quando un castello poggia su pochi pilastri basta toglierne uno perché tutto crolli.

http://www.corriere.it/esteri/08_ottobre_20/clima_consiglio_ministri_ambiente_ue_81cf9abe-9e69-11dd-b7ca-00144f02aabc.shtml

http://www.legambiente.eu/archivi.php?idArchivio=2&id=4803


http://www.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=18344&parent=1979&content=1




domenica 5 ottobre 2008

Consumo di suolo...

Segnalo un articolo di Petrini apparso oggi su "la Repubblica".
L'attenzione è tutta concentrata sul tema del consumo di suolo...
http://www.repubblica.it/2008/08/sezioni/ambiente/cemento-lungomare/record-cemento/record-cemento.html
Non condivido totalmente il pensiero di Petrini ma ritengo comunque interessante e utile cercare di attirare l'attenzione su un tema praticamente dimenticato nel nostro bel paese...

giovedì 25 settembre 2008

Segnalazione


Questo proprio non potevo fare a meno di segnalarlo..

http://www.beppegrillo.it/2008/09/mathis_wackerna.html

http://footprintnetwork.org/


Chissà se un giorno gli interessi si muoveranno nella direzione di tenere conto quello che dice gente come Wackerna.. chissà....

Progettare la natura?


Segnalo questo articolo a mio parere veramente interessante per uno spunto di riflessione.
Scritto sull'International Herald Tribune (USA) e tradotto e pubblicato sul sito, secondo me meraviglioso, "Italia dall'estero". Sul sito c'è una rassegna stampa, sempre aggiornata, di giornali da tutto il mondo che parlano dell'Italia. Ogni tanto fa bene vedere le cose da un diverso punto di vista. 
In ogni caso per tornare al tema del post, progettare la natura è giusto o no? Non pecchiamo forse in presunzione pretendendo di voler progettare noi ciò che in realtà ha 'progettato' noi? Alan Berger dell'MIT (Massachusetts Institute of Technology) sostiene: “La differenza che corre fra me e il WWF è che quando guardo questo sito, non penso mai di riportarlo indietro nel tempo. La soluzione deve essere tanto artificiale quanto il luogo. Stiamo cercando di inventare un ecosistema all’interno di un paesaggio interamente costruito e inquinato.”. Lo dice riferendosi alla provincia di latina, provincia tenuta all'asciutto da enormi pompe fatte costruire da Mussolini e tenute sempre in azione. Grazie ad esse le paludi pontine sono state bonificate e la città di Latina ha modo di esistere. E' forse vero allora che laddove di naturale resta ben poco è lecito promuoversi, anche per nobili cause, come creatori di nuovi habitat? Forse è proprio così, ma in questo caso il pericolo che si corre è quello di effettuare un semplice cambio di punto di vista. Se si allarga l'orrizzonte con cui si osservano le cose viene da chiedersi: perché fare tanta fatica a strappare la terra all'acqua per ridurla poi in quello stato?? 
Il fuoco di paglia brucia in fretta e alla fine resta la cenere.

venerdì 19 settembre 2008

Propongo un link...

Mi permetto di portare alla vostra attenzione un link:
http://eddyburg.it/
Nel sito vengono trattate le seguenti tematiche: urbs, civitas, polis et alia...
Contiene una raccolta interessante di articoli di giornale, editoriali e pubblicazioni. Spero possiate trovare materiale utile per spunti di riflessione e per meglio conoscere/capire la realtà.

Nota Personale: ho raccolto l'invito di Mr. Curioni a collaborare con questo blog per l'amicizia che a lui mi lega e per le tematiche che qui vengono trattate, nonostante la mia tendenza poco sociale.
Saluti tomolo

Informazione non è conoscenza, conoscenza non è saggezza, saggezza non è verità, verità non è bellezza, bellezza non è amore, amore non è musica. La musica è il meglio. (Frank Zappa)

martedì 16 settembre 2008


Per rispondere al post sull'acqua minerale, vi spedisco quest'articolo in francese. Spiega che le vendite di acqua in bottiglia stanno calando causando l'inquietudine degli industriali del settore. Le cause secondo l'articolo: troppo care, troppo pesanti da trasportare e poco sapore...
Purtroppo non c'è una motivazione ecologica comunque il risultato è positivo per l'ambiente, con una riduzione dell'inquinamento per il trasporto, della produzione e dello smaltimento della plastica.

giovedì 4 settembre 2008

Cominciamo dalle buone (o quasi) notizie


In questi giorni ho visto su current (la tv di Al Gore) un
video piuttosto interessante. Per chi s'interessa almeno un pò di tematiche ambientali l'argomento è conosciuto, il video infatti tratta del triste primato italiano di consumo pro-capite di acqua in bottiglia. Visto il primato forse risulta un pò un azzardo sostenere che l'argomento è conosciuto, ma andiamo oltre. Il video dopo aver snocciolato un pò di dati presi dal dossier di legambiente s'interroga sulle cause di questo primato. E' forse possibile che dai nostri rubinetti esca l'acqua peggiore del mondo? Non sapendo dare una risposta così su due piedi, sono andato a prendere le analisi del 2008 effettuate dal Consorzio Acqua Potabile sull'acqua presente nell'acquedotto del mio comune (Casalpusterlengo - LO). Direi che almeno per quel che mi riguarda non è certo la qualità una buona motivazione per scegliere acqua in bottiglia. 
Certamente una seria motivazione potrebbe essere il gusto.. (Ma come? L'acqua, in condizioni di temperatura e pressione standard, un liquido incolore e insapore) ..il gusto per le bolle! E' vero che il mercato dell'acqua nauturale corre parallelo a quello dell'acqua frizzante, ma mettiamoci per un momento nei panni di quel 50% delle persone che prediligono il gusto delle bolle. Ebbene a loro, si vede nel video, ha pensato il sindaco di Casalmaggiore (Cr) che ha provveduto ad installare una fontana che oltre alla normale acqua delle rete idrica, eroga anche acqua addizionata di anidride carbonica. Pare che l'iniziativa sia piaciuta ai cittadini che si recano alla fontana per far scorta di acqua. 
Certi comportamenti sono sempre difficili da capire e comunque non voglio qui entrare troppo a fondo sulle loro cause scatenanti (a meno che qualcuno non ne voglia parlare..). Quello che mi preme più di tutto è far vedere che le alternative esistono; il video conclude spronando ad invitare il proprio sindaco a fare una telefonata al collega di Casalmaggiore, vorrei qui raccogliere l'appello e rilanciarlo.
Vi invito inoltre a cercare le analisi dell'acqua del vostro comune (molte sono online, per esempio: http://www.capgestione.it/) e a postarle qui nei commenti. Un comune non fa primavera... ma forse neanche un'acqua in bottiglia!

martedì 2 settembre 2008

Prova

Questo è il mio primo post! Ciao!!